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Controllare La Pianificazione Strategica

Nell’articolo precedente abbiamo evidenziato i limiti della pianificazione strategica.

Questi punti deboli si ripercuotono anche sul controllo della stessa pianificazione in corso d’opera. Infatti, le correzioni possono essere realizzate soltanto sulle azioni e non sui piani che ormai sono già stati stesi e approvati. Il controllo si traduce in una verifica analitica della gestione proiettata agli obiettivi che si sono stabiliti in fase di pianificazione.

Dal grafico sottostante si può facilmente evincere che il controllo si orienta all’impostazione che è stata data alla pianificazione strategica. Soltanto le azioni subiscono il controllo e ciò si traduce in una perdita della guida strategica essendo le valutazioni vincolate e ristrette ad un campo ben preciso.

Lo studioso Anthony nel suo libro intitolato Sistemi di pianificazione e controllo (1967) sostiene che è complicato stabilire quali sono le attività di pianificazione e quali sono le attività di controllo che andranno messe in atto. Pianificazione e controllo finiscono spesso per essere due elementi distinti tra loro quando, invece, dovrebbero andare di passo passo ed integrarsi tra loro il meglio possibile. Anthony propone la soluzione di tracciare uno schema in cui vengano evidenziate le sovrapposizioni ma anche le distinzioni tra le due attività. Ecco perché lo studioso propone di integrare la mera pianificazione strategica con il controllo operativo mettendo in atto quello che chiama controllo direzionale. Egli lo definisce come un processo attraverso cui il management direttivo può assicurarsi che le risorse utilizzate ed ottenute vengano impiegate in modo da poter raggiungere gli obiettivi aziendali. Le strategie per lo studioso sono dei dati che possono essere sviluppate come dei dati che possono essere verificati e risolti. Il controllo direzionale agirebbe in modo retroattivo sui piani e non sulle azioni nel momento in cui sono presenti degli scostamenti dallo stesso piano strategico. Anche in questo caso, dunque, il processo sarebbe particolarmente formalizzato, proprio come la pianificazione. Ad essere verificata, però, soltanto la gestione interna al piano. L’ambiente esterno, il contesto e così via non vengono presi in considerazione.

Se ne deduce che, questa impostazione, non è applicabile nei contesti dinamici che caratterizzano il mercato odierno. Con un contesto in movimento risulta difficile poter applicare un controllo direzionale. Ecco perché alla pianificazione strategica hanno fatto seguito altre impostazioni.

Antonino Loggia © Riproduzione Riservata