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Un bravo venditore sa vendere sé stesso

All’interno di un mercato di lavoro saturo e sempre più competitivo, con la pressione della crisi economica e dei suoi effetti sulle assunzioni l’aspirante manager ha bisogno di soluzioni concrete che lo aiutino a non affogare in questo mare pieno di pericoli.

Una preparazione professionale adeguata è, ovviamente, un ottimo inizio. Un curriculum ricco di studi prestigiosi e di esperienze interessanti è utile, però non è abbastanza. Un manager che voglia avere successo ed eccellere nel suo lavoro deve, innanzitutto, presentarsi nella giusta maniera. Questo vuol dire dimostrare che, prima di saper vendere qualsiasi prodotto, il manager deve essere in grado di vendere sé stesso. Deve, in un certo senso, diventare il manager della sua immagine, diventare oggetto di operazioni di marketing che direziona verso sé stesso con l’obiettivo di realizzare i suoi scopi.

Vendere sé stessi può risultare piuttosto semplice e allo stesso tempo molto difficile. Semplice perché la società di oggi garantisce a tutti la possibilità di inseguire le proprie prospettive, di raggiungere i propri obiettivi, di modo che si cerca di non lasciare nessuno indietro a priori. Volere è potere, insomma. Vendere sé stessi, però, è anche complicato, perché sono necessarie delle operazioni che talvolta trasformano completamente una persona. La timidezza, ad esempio, è una caratteristica non contemplabile tra quelle proprie del manager di successo. Anche l’umiltà, in altri campi così apprezzata, in questo particolare frangente risulta deleteria. Necessaria è, invece, la capacità di elaborare strategie, di prendere decisioni, di comunicare.

Comunicare in modo efficace, soprattutto, è indispensabile per il manager che vuole avere successo nel suo lavoro. Non si comunica solo verbalmente, ma i gesti, lo sguardo, l’abbigliamento e il modo di porsi nei confronti degli altri sono tutti elementi che parlano al nostro posto. Dunque è importante iniziare la cura della propria immagine dai particolari: l’abito, ad esempio deve essere pulito e ordinato, deve riflettere la persona che lo porta e quindi mai deve dare idea di trascuratezza e disordine. Il curriculum, a sua volta, deve fare su chi lo legge la stessa impressione, cioè deve descrivere una persona sicura di sé e delle sue capacità. Per vendere sé stessi, infine, è importante porsi, nei confronti del mondo, nella giusta maniera: in una realtà altamente competitiva chi si pone in maniera vincente sarà la persona vincente.

Una volta stabilito quale vogliamo sia il nostro ruolo nella società è necessario plasmare la nostra immagine su questo ruolo e imparare a essere degli ottimi venditori di questa stessa immagine. Ovviamente per fare ciò sono indispensabili delle qualità che non tutti possiedono. Innanzitutto la capacità e la voglia di mettersi in gioco e di farsi coinvolgere in sfide sempre nuove verso il miglioramento di sé e della propria posizione lavorativa. Bisogna, poi, essere capaci di pensare fuori dagli schemi, ovvero di superare gli ostacoli in modo originale grazie a intuizioni e idee brillanti. Il”manager di sé stesso”, la persona che possiede le caratteristiche appena elencate deve, inoltre, avere una personalità curiosa e creativa, fantasiosa e intuitiva. A tutto ciò si aggiunge una capacità di fare ricorso al marketing, ovvero a quella conoscenza delle norme che regolano gli scambi aventi luogo all’interno del mercato. Il marketing, essendo una vera e propria disciplina, possiede uno specifico linguaggio e delle convenzioni che devono essere noti a chi volesse fare strada in questo campo.

Non è necessaria una conoscenza puntigliosa di questa disciplina, perché un tale rigore potrebbe affievolire la fiamma creativa e curiosa che alimenta il cervello del manager di successo. Una conoscenza generale della disciplina può bastare se usata nel modo giusto, ovvero per aiutare un’idea innovativa a rientrare in degli schemi che la rendono universalmente comprensibile e valida. Considerare la propria persona come oggetto delle azioni di marketing diventa più facile se l’operazione è preceduta da un cambio del punta di vista.

Bisogna cercare, cioè, di guardare sé stessi dall’esterno per essere in grado di giudicare i propri punti deboli e i punti di forza. Si possono seguire, per fare ciò, le regole del cosiddetto “marketing mix“, ovvero quel tipo di marketing che si occupa di valutare le diverse variabili in grado di determinare il ruolo di un prodotto sul mercato. Nel “marketing mix” si utilizzano principalmente quattro variabili teorizzate da Jerome McCarthy che le definì le quattro “p”: product, price, place, promotion, ovvero prodotto, prezzo, luogo (di vendita) e comunicazione. Applicate al “marketing di sé stessi” queste variabili focalizzano l’attenzione innanzitutto sul manager come prodotto: è necessario esaltare le proprie qualità perché diventino palesi a tutti coloro con cui abbiamo a che fare. È importante, poi, come consiglia la seconda “p”, ragionare sullo stipendio che il manager ritiene di meritare. Questo stipendio deve essere confrontato con gli stipendi dei colleghi, dei superiori, di chi lavora per altre aziende. La terza “p” si riferisce al posto di lavoro, che deve soddisfare il manager ed aiutarlo nella sua crescita stimolando la sua intraprendenza.

C’è, infine la promozione, ovvero la comunicazione intesa come mezzo per promuovere sé stessi. Tenere sempre a mente queste regole che applicano il marketing alle persone aiuta a migliorare la propria immagine e, di conseguenza, la propria notorietà e la propria carriera. Si tratta, infatti, di esaltare le proprie capacità, i propri punti di forza, le proprie abilità. Il risultato non vede la creazione di una figura vincente solo nell’ambito del lavoro. Il risultato è visibile in tutti gli ambiti della vita di chi ha fatto un passo verso il marketing di sé stesso: sia la vita familiare che la vita sociale che quella privata andranno incontro a dei miglioramenti.