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Quando la nostra immagine parla per noi

Nessuno è escluso dalla vita sociale.

In un mondo globale dove l’informazione arriva ovunque, le comunicazioni raggiungono gli angoli più sperduti del globo e non esiste posto al mondo che l’uomo non abbia visitato è impensabile provare a sottrarsi alla vita sociale. Il mondo occidentale, ormai invaso dalla tecnologia e dalla comunicazione, offre molti vantaggi a chi è in grado di leggere le opportunità insite in una realtà flessibile e in continua evoluzione. Il solo fatto di esistere nella società è un fattore che cambia continuamente, perché le regole sociali seguono le trasformazioni del mondo.

Ci sono due modi di “esistere” nella società occidentale del terzo millennio: si possono sopportare le regole imposte dalla società per godere dei vantaggi che questa offre oppure si possono sfruttare queste regole a proprio vantaggio. Questa società si basa sull’immagine, come può notare chiunque camminando per una metropoli come Londra o Parigi o anche solo guardando per qualche minuto un canale della televisione nazionale di un paese occidentale.

L’immagine, la prima impressione, il modo in cui ci presentiamo, l’impatto: questi fattori sono determinanti nel definire chi siamo all’interno di un mondo che si fa sempre più veloce. Curare la propria immagine vuol dire, quindi, gestire quella prima impressione che inevitabilmente lasciamo in chi ci incontra. Gli abiti che portiamo, il nostro modo di camminare, di stringere la mano, di modulare la voce, ecco che cosa conta prima ancora dei contenuti. Il manager del Duemila deve essere padrone della sua immagine e fare in modo che questa rifletta la sua affidabilità , la sua serietà e la sua capacità di innovazione.

Ognuno, infatti, ha idee proprie e opinioni proprie, ma spesso l’opinione generale schiaccia quelle discordanti e potenzialmente innovative. Un manager che conosce il proprio potenziale e ne ammette il positivo distacco dall’opinione comune presenta a chi lo circonda l’immagine di una persona sicura di sé e delle proprie possibilità. Nel percorso verso la cura della propria immagine, dunque, vi è sempre un primo momento nel quale ci si rivolge all’interno e si ammettono i propri punti deboli e le proprie qualità.

Rapportarsi con il mondo esterno tenendo sempre a mente le proprie caratteristiche è un passaggio necessario affinché gli altri leggano in noi una luce positiva. La nostra immagine raggiunge gli altri in infinite occasioni, basti pensare alla routine quotidiana di ogni persona: abbiamo a che fare con i nostri familiari, con i colleghi, con i datori di lavoro, con le persone che incontriamo per strada, con le persone che incontriamo per motivi di lavoro, ma che non lavorano con noi (clienti, concorrenti, fornitori) e con molti altri che casualmente incrociamo e che, per quanto l’incontro possa essere veloce, si fanno un’idea di chi siamo attraverso la nostra immagine. Il manager deve, quindi, sempre stare attento a ciò che il suo corpo comunica agli altri: se non vuole lasciare trasparire la sua stanchezza deve prestare attenzione alla posizione del suo corpo, se non vuole sembrare distratto deve stare attento ai movimenti del suo sguardo, se non vuole sembrare imbarazzato deve controllare il rossore del suo viso.

Tutti gli elementi che insieme formano la comunicazione non verbale contribuiscono a plasmare la nostra immagine. Partecipando agli eventi del nostro quartiere o della città possiamo renderci visibili agli occhi della società e dare, al contempo, l’immagine di una persona interessata al mondo che la circonda, sveglia e attiva. Questo vale per le feste, i ricevimenti, i convegni e tutti gli eventi mondani che riuniscono diversi gruppi di persone. Il fatto di organizzare noi stessi uno di questi eventi durante l’anno accompagnerà la visibilità alla notorietà e porterà alla creazione di rapporti di amicizia e collaborazione. Un’atra azione che ci rende visibili agli occhi degli altri è inviare cartoline di auguri, congratulazioni o condoglianze nei momenti opportuni alle persone che conosciamo: nonostante la cartolina in sé non sia direttamente legata alla nostra immagine, l’opinione che chi la riceve si fa di noi dipende da questo gesto e la nostra immagine ne risente. La reazione alle cartoline di questo tipo è generalmente positiva e aiuta la notorietà, perché chi si ricorda di un gesto gentile di solito ricorda anche il nome e il volto di chi ha fatto questo gesto.

La scelta del biglietto la visita è un’altra occasione nella quale c’è indirettamente in gioco la nostra immagine: guardando quel biglietto la gente penserà a noi, quindi è bene sceglierlo secondo il criterio dell’eleganza e della coerenza con la persona che vogliamo essere. Lo stesso vale per la carta da lettere, le buste e i memorandum. È bene, infine, ricordare che le persone su cui vogliamo fare una buona impressione spesso hanno a che fare con moltissime altre persone nel corso di una stessa giornata e possono, ad esempio, avere un’impressione positiva di noi , ma dimenticare poco dopo di averci conosciuti.

Considerato ciò, quindi, non ci si deve offendere se una persona che abbiamo conosciuto non si ricorda di noi: è importante lasciare per la seconda volta quell’ottima impressione che già avevamo lasciato. Il fatto di frequentare con regolarità gli stessi locali, che siano ristoranti, bar, edicole o palestre, è di grande aiuto nella creazione di una notorietà che si consolida con il tempo e con la pazienza e che, proprio per questo motivo, è duratura nel tempo.