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Lavorare o lavorare bene?

Un frequente errore compiuto in campo manageriale è quello di considerare come tempo utile solamente quello in cui si lavora per ottenere risultati.

In quest’ottica spesso si dimentica la differenza tra lavorare e lavorare bene. La conseguenza di ciò è che tra le qualità del manager di successo non c’è quasi mai quella capacità di trovare un equilibrio nella propria vita che potremmo definire come vivibilità. Questa è una dote che pochi sviluppano, perché sembra più logico utilizzare tutto il tempo a propria disposizione per lavorare, piuttosto che dedicarsi a migliorare sé stessi come persone. La logica, però, spesso non coincide con le responsabilità che ognuno di noi ha verso sé stesso. La capacità di gestire sé stessi e gli altri in modo sereno ed equilibrato, raggiungendo dei compromessi tra le caratteristiche più estreme del nostro carattere e le esigenze del mondo che ci circonda è ciò che si definisce come vivibilità.

Un manager che aspira al successo prende la direzione sbagliata quando sceglie di puntare tutto sulla quantità di lavoro anziché sulla qualità. È utile tenere a mente che si lavora per vivere e non viceversa, quindi il lavoro non deve sostituire tutte le altre attività quotidiane che una persona compie, ma deve rimanere un’attività limitata nel tempo e, se possibile, fonte di successi e soddisfazioni. Questo argomento potrebbe risultare poco convincete per chi, preso da una spirale di attività lavorativa continua, si sentisse spaventato da questa mancanza di vitalità che sembrerebbe derivare da una limitazione dell’attività lavorativa a ritmi “normali”. La sensazione adrenalinica che un lavoro senza soste e senza limiti provoca, però, porta molto lontano dall’equilibrio di una vita dove l’attività si alterna al riposo.

La pienezza della vita non è un’attività senza fine, ma un sereno passare dall’attività all’inattività, dove anche quest’ultima è un’attività costruttiva se intesa come momento di riflessione. Chi si affanna cercando di realizzarsi in un lavoro senza sosta e, spesso, senza qualità sarà sempre superato da chi lavora con criterio e sa fermarsi al momento giusto per valutare ogni situazione con serenità. Inoltre chi pianifica le proprie giornate all’insegna della vivibilità ha spesso un rapporto positivo con le persone che lo o la circondano.

Questo perché una persona di questo tipo ha, prima di ogni altra cosa, un rapporto positivo con sé stesso e con le sue capacità. Fermarsi a riflettere, anziché intraprendere una corsa cieca verso il successo, spinge a considerare che anche le persone più antipatiche che ci è capitato di conoscere hanno dei lati positivi.

Giova soprattutto a noi stessi valutare chi ci circonda in base alle sue qualità, invece che in base ai suoi difetti, perché questo porta a una visione positiva del mondo che ci circonda. Questo mondo, infatti, include tutte le persone, sia quelle delle quali abbiamo un’impressione positiva sia tutte le altre. Ammesso ciò, è bene cercare di farsi apprezzare da tutti e avere rapporti cordiali con chi ci circonda, rispettare gli altri senza necessariamente assecondarli. Ovviamente evitare del tutto di entrare in conflitto con gli altri e vivere in una costante serenità è non solo impossibile, ma anche poco produttivo. Quando si arriva a una situazione di conflitto inevitabile è bene trasformare in costruttivo un fatto potenzialmente distruttivo. Se, infatti, consideriamo il nostro rivale come un avversario, anziché come un nemico, ci saranno continue vittorie alternate a sconfitte, tregue e anche rappacificazioni, perché un avversario è sempre e comunque una persona che si rispetta.

Quindi una parola che il manager di successo deve ricordare sempre è equilibrio: solo in una direzione equilibrata e serena si arriva alla realizzazione completa di sé stessi. Chi crede di avere trovato la propria strada e la prende a tutta velocità senza mai guardarsi indietro quasi sicuramente finisce lontano dalla meta, perché nel suo percorso manca un elemento fondamentale: al riflessione.