L’odierno mondo del lavoro si basa sulla capacità di vendere sé stessi prima di tutto.
Onestà, riservatezza, discrezione: quelle che erano considerate le qualità di un buon lavoratore, oggi sono spesso viste come un ostacolo al successo. Il modo in cui presentiamo noi stessi al mercato del lavoro può risultare più importante di caratteristiche come l’umiltà e la perseveranza, caratteristiche che un tempo avrebbero reso chi le possedeva un candidato degno per qualsiasi professione. Nemmeno l’impegno a scuola è più garanzia di successo.
Il più bravo della classe oggi deve affrontare una realtà dove la comunicazione regna sul nozionismo: chi non è in grado di comunicare le proprie conoscenze in modo efficace non avrà successo. La chiave verso la realizzazione di sé sembra essere la comunicazione e per accorgersene è sufficiente guardarsi intorno. Alle soglie del 2013 il mondo occidentale si presenta ai nostri occhi saturo di messaggi pubblicitari e informativi: dalla televisione ai giornali, dagli schermi presenti nelle stazioni ferroviarie ai cartelloni pubblicitari che tappezzano le superfici cittadine. Un bombardamento che coinvolge tutti i mezzi di comunicazione oggi estremamente sviluppati e diffusi. Attraverso la radio, i computer, i cellulari, le connessioni wi-fi presenti in quasi tutti gli spazi pubblici, i messaggi si muovono da chi li invia a chi li riceve. E chi li riceve non può non interiorizzarli: la conoscenza fa proprie le informazioni che provengono da ogni fonte esterna a noi e, per quanto un messaggio pubblicitario possa sembrare breve e conciso, il semplice ascolto di questo messaggio dà il via a un’aggiunta di dati alla nostra memoria.
La nostra conoscenza è costantemente condizionata da fonti esterne. Se pensiamo che già nella seconda metà dell’Ottocento l’antropologo britannico Edward Tylor sosteneva che la cultura fosse <<quell’ insieme complesso che include la conoscenza le credenze, l’arte, morale, il diritto, costume e qualsiasi altra capacità abitudine acquisita dall’uomo come membro di una società>> allora è facile capire quanto importanti siano, per la nostra società, questi bombardamenti di informazioni.
L’atto di interiorizzare i nuovi messaggi si muove sempre parallelamente alla reazione emozionale che questi messaggi provocano in chi li recepisce. Scindere questi due ambiti non è quasi mai possibile ed è per questo che la qualità della comunicazione è un fattore fondamentale che determina il luogo della memoria dove un’informazione verrà archiviata. L’importanza e l’assidua presenza dell’informazione nella società occidentale odierna hanno posto la comunicazione al centro di tutte le attività che implicano la trasmissione di un messaggio. Non è più valido, dunque, il detto “l’abito non fa il monaco”, dove con “abito” si intende il modo in cui un’idea viene presentata, il modo in cui la si comunica in modo efficace. In una società rapida, immediata e competitiva come la nostra l'”abito”, metaforicamente parlando, determina l’effetto emozionale del messaggio e ne determina, quindi, anche la ricezione. Questo concetto si applica facilmente all’effetto prodotto dalla pubblicità massiccia dei marchi più famosi di beni alimentari, per fare un esempio. Il potenziale cliente giudica la qualità del prodotto spesso in base al modo in cui percepisce il messaggio pubblicitario: un’informazione intelligente instaurerà in chi la percepisce l’idea di qualità in relazione al prodotto pubblicizzato. Nonostante non vi siano grosse differenze tra i prodotti in commercio, il cliente tenderà a comprare quel prodotto che percepisce come migliore.
Questa percezione deriva dalla comunicazione e, in questo caso, dalla pubblicità. Per quanto riguarda il contesto lavorativo è chiaro che il modo in cui un candidato presenta sé stesso condizionerà fortemente la possibile assunzione. Come un prodotto ha bisogno di soddisfare determinati requisiti per essere scelto dal cliente tra tanti prodotti simili, così il candidato in questione dovrà fare una buona impressione sui possibili datori di lavoro. Presentare sé stessi, in un contesto lavorativo, vuol dire prima di tutto presentare il proprio curriculum vitae. Chi seleziona il personale, infatti, prima ancora di vedere in faccia i candidati legge i loro curricola. Come la pubblicità che accompagna i prodotti più scelti dai consumatori, così questo documento deve incuriosire e soddisfare chi lo legge sia nella forma che nel contenuto. Non si può negare che un curriculum curato nella forma richiama l’attenzione più di un curriculum graficamente non impeccabile.
Il primo dei due verrà certamente letto con più attenzione e trasmetterà un messaggio più positivo. Un candidato che non presta attenzione alla precisione e alla forma del documento con il quale si presenta a un’azienda dà l’impressione di essere una persona poco attenta ai dettagli. Per questo stesso motivo in quasi tutte le università del mondo l’editing di un esame ne determina, in parte, il voto. Uno studente che non sia in grado di presentare in modo corretto ed efficace le conoscenze acquisite per l’esame non avrà quindi il punteggio massimo previsto per quell’esame. C’è da considerare poi l’aspetto esteriore: gli abiti puliti, stirati, abbinati nel modo giusto lanciano un messaggio di affidabilità e sicurezza e questo stesso messaggio arriverà ai clienti. Ecco perché La cura della forma e l’attenzione al dettaglio si riflettono, infatti, nelle responsabilità lavorative di un candidato. Questo vale per il curriculum vitae, ma anche per la persona stessa che si presenta al colloquio di lavoro. Una candidato che trascura la sua immagine è considerato come un futuro lavoratore che trascurerà l’immagine dell’azienda. In una realtà nella quale la comunicazione, quindi anche l’immagine, è tutto, trascurare il fattore immagine vuole dire ignorare le dinamiche del mercato.
Ovviamente chi ignora le dinamiche del mercato non ha possibilità di sopravvivere all’interno dello stesso. Durante il colloquio, infine, il candidato deve dimostrare di essere in grado di comunicare in modo efficace le sue esperienze e le sue capacità, perché questa stessa dote sarà indispensabile per comunicare poi, in sede lavorativa, con i colleghi e con i clienti. Le capacità strategiche, decisionali, relazionali e comunicative sono quindi indispensabili per entrare nell’odierno mondo del lavoro. Vendere sé stessi prima di tutto, questo è il segreto per farsi spazio in un mercato competitivo e spesso spietato.
La consapevolezza del ruolo della comunicazione nella nostra vita, soprattutto lavorativa, è il punto di partenza per iniziare un lavoro su sé stessi. L’obiettivo di questo lavoro è diventare quel candidato ideale che il mercato cerca e per fare ciò è fondamentale conoscere il linguaggio della comunicazione. Imparando a comunicare si impara a comunicare sé stessi come prodotto vincente che il consumatore, in questo caso il datore di lavoro, sceglierà tra tutti quelli disponibili.