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Sfruttare il proprio potenziale per avere successo

Un manager di successo non è semplicemente un professionista dotato di determinate capacità e bravo nel suo mestiere.

Per raggiungere un successo e una notorietà che durano nel tempo è necessario un lavoro su sé stessi che abbia come fine il miglioramento della propria persona e di tutte le relazioni tra il “sé” e il resto del mondo. Il risultato di questa operazione è una persona vitale, ovvero qualcuno che affronta la vita con energia, coraggio e positività, qualcuno che ha una grande fiducia in sé e valuta in modo oggettivo e sereno le proprie capacità.

La relazione tra la persona vitale e il mondo che la circonda è sempre costruttiva e positiva, nel senso che dalle difficoltà questa persona esce con idee innovative, nei rapporti interpersonali riconosce la crescita insita nel confronto con l’altro e nelle abitudini quotidiane sa trovare il piacere e l’equilibrio di una vita sana. Peter Drucker sostiene che un manager vitale sia in grado di migliorare tutto il sistema nel quale lavora, perché la tensione verso un costante miglioramento che caratterizza chi possiede la dote della vitalità porta verso un miglioramento anche l’azienda nella quale il manager in questione lavora.

Questo non solo grazie a quello che una mente intraprendente produce, ma anche grazie all’effetto positivo che produce negli altri. Che questo effetto comporti l’ammirazione o l’invidia poco cambia: la persona vitale sarà sempre un modello da imitare per gli altri. Ognuno di noi è in grado di esprimere un potenziale di questo tipo e diventare una persona vitale. Per avvicinarci a questo profilo sono importanti alcune doti quali la pazienza, il coraggio, l’equilibrio, l’intraprendenza. Essere positivi nei confronti del mondo, comunque, è una cosa che si può imparare anche senza possedere queste doti, perché la fase più importante di questo percorso, il vero punto di partenza è la fiducia in sé stessi.

Questa è una caratteristica che tutti possono fare propria, ma che appartiene a pochi. L’invidia, la pigrizia e la depressione facile sono i peggiori nemici della fiducia in sé stessi e dello stile di vita di una persona positiva. Per avere fede nelle proprie capacità bisogna innanzitutto convincersi del fatto che tutti hanno un potenziale. Il potenziale umano, cioè la capacità di agire nei confronti di ciò che vogliamo, è insito nella vita di tutti, uomini e donne. Ognuno, poi, decide se sfruttare questo potenziale o se lasciarlo inutilizzato soffocandolo con sentimenti negativi.

Quando incontriamo una persona vitale ci sembra che tutto quello che questa persona fa le riesca facile. Sono quelli che definiamo fortunati, cercando, con questa etichetta, di allontanarli da noi per farli sembrare quasi “inumani”. La fortuna, però, non ha niente a che fare con una persona che fa esplodere il suo potenziare per esprimersi al meglio in ogni campo della sua vita. La produttività è il rapporto tra le risorse investite in un progetto e il risultato di questo stesso progetto. Bene, la persona vitale è una persona “produttiva” e le risorse che investe sono le sue capacità personali. Queste capacità non sono necessariamente delle doti eccezionali che solo i geni possiedono, ma si tratta semplicemente delle risorse che ognuno di noi possiede in potenza dentro di sé e che devono liberarsi ed esprimersi per portare a dei risultati concreti. Gli ambiti nei quali ognuno di noi può sviluppare questo potenziale sono il privato (famiglia, vita di coppia, interessi e piaceri personali), il sociale (amici, comunità) e il professionale (business, affari e lavoro). All’interno di questi tre ambiti il potenziale di ogni persona agisce in maniera diversa, utilizzando di volta in volta le capacità più consone alla situazione.

La produttività che si crea in questi ambiti può essere di tre tipi, nel senso che può riguardare il corpo (salute), le emozioni (cuore) e il cervello (intelligenza). La prima, produttività fisica, è il rapporto tra corpo e salute: è chiaro che solamente un corpo sano è un corpo efficiente. Il manager, nel suo percorso verso la “vitalità” deve prestare attenzione al modo in cui tratta (o maltratta) il suo corpo attraverso la dieta e attraverso le abitudini. Una dieta sana ed equilibrata e un’attività fisica altrettanto equilibrata mantengono il nostro corpo in uno stato di salute che permette alla mente di funzionare correttamente e permette, quindi, a noi di essere persone attive e produttive. Il secondo tipo di produttività riguarda le emozioni ed è strettamente legato al terzo tipo, quello che riguarda l’intelligenza. La sfera del cervello e quella delle emozioni sono legate a tal punto che è impossibile produrre un pensiero slegato da emozioni, così come le emozioni si creano sempre in relazione a un determinato pensiero.

Sembra che siano sei le emozioni elementari, ovvero quelle che non si possono scomporre: la sorpresa, la paura, la felicità, il disgusto, la tristezza e l’aggressività. Queste emozioni variano di grado in base alla persona e in base all’intensità della reazione che segue un fatto o un ricordo. Una persona che non è in grado di controllare l’intensità con la quale le emozioni si manifestano nella sua mente ha difficoltà a relazionarsi con gli altri e trova difficile anche esprimersi nella sua “produttività”.

Quando le emozioni hanno la precedenza rispetto ai pensieri razionali, è difficile, infatti, produrre dei pensieri lucidi. Essere padroni delle proprie emozioni ed essere coscienti del fatto che non esistono pensieri razionali slegati da esse vuol dire diventare produttivi emotivamente, cioè essere capaci di sfruttare la propria emotività a proprio vantaggio. La produttività emotiva si trova sullo stesso piano della produttività intellettuale, nel senso che entrambe mirano a una chiarezza mentale, a un’organizzazione dei pensieri e delle capacità che risulta in un atteggiamento sicuro e positivo. Il manager vitale e produttivo è, quindi, una persona in grado di controllarsi e di ragionare in maniera logica. Insieme al pensiero logico, però, questo tipo di manager valuterà sempre la prospettiva emotiva di ogni situazione, non lasciandosi dominare dalle emozioni, ma sfruttando le stesse in maniera intuitiva e coraggiosa.

Per fare ciò è necessario operare con la mente molto aperta e non ragionare in modo tecnico, logico e settoriale. Una mente aperta, infatti, è in grado di trovare dei legami di natura intuitiva ed emotiva tra idee che sembrano alla logica molto lontane. La cosa da ricordare, in primo luogo, è questa: un manager di successo è una persona che ha lavorato su di sé per raggiungere la posizione nella quale si trova. C’è uno sforzo, quindi, alle spalle di coloro che ammiriamo e invidiamo. Chi è disposto a fare quello stesso sforzo e a mantenerlo nel tempo controllando il proprio corpo, la propria mente, le proprie emozioni e le proprie reazioni è sulla buona strada per ottenere il riconoscimento e la notorietà che spettano alle persone positive e realizzate.